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Cerimoniale e protocollo

Cerimoniale e protocollo

Nella vita di relazione il protocollo è l'insieme delle consuetudini, degli usi e delle norme che hanno disciplinato dall'antichità, e che disciplinano tutt'oggi, la vita di relazione pubblica (sul piano nazionale ed internazionale) e privata.

Questo istituto, di natura sociale ma anche giuridica, nel tempo è stato indicato con diverse denominazioni quali protocollo, prassi protocollare, cerimoniale, galateo, ecc. La specifica dottrina contemporanea -sempre ispirata ai principi di filosofia morale, differenti nel tempo e nello spazio, ma di massima in linea con i precetti del decalogo biblico, alla base anch'essi del diritto naturale, dell'ebraismo, del cristianesimo e dell'Islam - trae spunto in special modo dal così detto Cerimoniale diplomatico.

Secondo il Santantonio si tratta di quel cerimoniale codificato per la prima volta nel Pace di Vestfalia del 1648 e successivamente rielaborato nel Congresso di Vienna del 1815 e, nella forma oggi vigente, nella Convenzione sulle relazioni diplomatiche di Vienna del 1961. Tale cerimoniale fissa le procedure protocollari internazionali, tra cui, ad esempio, i rapporti tra i rappresentanti diplomatici e gli stati ospitanti e le modalità per la presentazione delle credenziali da parte dei capi-missione. Sempre secondo il Santantonio, esistono varie forme riconosciute di cerimoniale e cioè quello ecclesiastico, quello diplomatico, marittimo, di Stato, ma anche quello militare e quello sportivo.

Cerimoniale e Galateo: generalità

Che cosa vuol dire cerimoniale? Di chi o di cosa si occupa? Capita spesso di sentire invocata l'applicazione di norme del cerimoniale in situazioni dove sarebbe sufficiente riferirsi all'uso delle abitudini comuni di comportamento. Come fare a distinguere termini e funzioni? Cosa rende diversa una regola di buona educazione dalla necessità normativa?

È opinione diffusa che parole come cerimoniale, etichetta, stile, bon ton ed altre ancora possano essere senza distinzione utilizzate per descrivere e qualificare una molteplicità di attività - chiunque sia il soggetto che le pone in essere - che attengono al comportamento e al suo carattere formale. Naturalmente, così non è affatto.

Galateo, bon ton, etichetta, interpretano, sostengono e curano di esprimere il comportamento dell'individuo nella sfera dei suoi rapporti personali. Costituiscono l'espressione delle convenzioni sociali, culturali, religiose che sono necessario presupposto per una convivenza civile.

Il cerimoniale/protocollo attiene alla sola sfera di relazioni e d'azione delle istituzioni della Repubblica. Estrinseca la propria attività nella manifestazione formale della vita dello Stato e si riferisce alla esplicazione della sovranità di esso e delle sue potestà. Ha natura "giuridica" e discende dall'ordinamento giuridico-costituzionale.

Il cerimoniale è un linguaggio, costituito di un complesso patrimonio di segni, di simboli, di gesti, di espressioni, di rituali, di formule, mediante i quali si attua e si ripete la manifestazione del soggetto pubblico. Il protocollo è, invece, ciò che rende comprensibile, accettato e applicabile questo linguaggio; è il sistema delle regole, dei principi, dei criteri, delle significazioni.

Si è già detto come, nell'epoca contemporanea, si distingue solitamente il cerimoniale in cerimoniale di Stato, in cerimoniale diplomatico ed in cerimoniale ecclesiastico.

Il cerimoniale di Stato, che prese forme precise sotto Carlo Magno, durante il cui impero però risentiva della preponderanza ecclesiastica nella Corte palatina giunse nelle sue forme più complesse ed articolate col fiorire delle monarchie assolute, ma risentì anche del processo di formazione degli Stati nazionali: in particolare, per il Sacro Romano Impero il principio cuius regio eius religio - imposto dalla pace di Vestfalia - introdusse un attentissimo bilanciamento delle forme con cui le pubbliche autorità si manifestavano, per evitare il sospetto di propensioni per l'una o l'altra delle parti in causa delle ancora recentissime guerre di religione. Da ciò scaturì una progressiva depurazione di elementi religiosi, con un alto tasso di laicità sconosciuto ai cerimoniali di Stati nazionali estranei alla tradizione mitteleuropea. Nel XIX secolo il cerimoniale di Stato si limitò a forme assai più semplici, specie negli stati a regime repubblicano ove è generalmente limitato alla disciplina dell'ordine delle precedenze nelle pubbliche funzioni ed a quella per lo scambio di visite tra autorità, all'atto di assumere e lasciare la carica.

Il Cerimoniale Diplomatico è il complesso delle regole che regolano le formalità relative allo svolgimento della funzione diplomatica ed attinenti in generale ai rapporti formali tra organi di vari stati. Esso trova le sue fonti più recenti e più note nel trattato di Vestfalia del 1648, in quello di Vienna del 1815 e, da ultimo, sulle relazioni diplomatiche del 1961. Pur ispirandosi ad una certa uniformità di criteri generali, ogni Stato determina liberamente le proprie regole di cerimoniale anche nello svolgimento delle relazioni internazionali. Infatti in ogni Ministero degli Esteri esiste generalmente un ufficio cerimoniale o del protocollo che tratta i relativi affari.

Il cerimoniale ecclesiastico si occupa invece delle cerimonie liturgiche, e non, della Curia romana, cioè quelle della cappella e dei palazzi papali, le funzioni celebrate dai Cardinali ed il cosiddetto cerimoniale di corte, ovvero la precedenza tra i Cardinali e tra i diplomatici accreditati presso la Santa Sede. Tale singolare ma importante campo era di competenza della Congregazione cerimoniale, una delle Sacre Congregazioni, costituita da Sisto V, unita a quella dei Riti (Congregatio pro sacris ritibus et caerimoniis) con la Costituzione "Immensa" del 1588.

Le regole e le direttive che disciplinano il comportamento dei Vescovi e le funzioni pontificali, l'Uffizio sacro ed alcune feste delle chiese metropolitane, cattedrali, collegiate e monastiche sono invece contenute nel libro liturgico detto Cerimoniale dei Vescovi.

Qualche codice di cerimonie esistette anche nel IV secolo ma i documenti più importanti si datano dall'VIII al XV secolo. Di fronte alla molteplicità delle raccolte il Concilio di Trento ordinò la pubblicazione di un solo cerimoniale: "Liber cerimoniarum ritualis" reso ufficiale sotto Clemente VIII. Nuove edizioni furono adottate da Papa Innocenzo X nel 1650 e da Papa Benedetto XIII nel 1727. Quest'ultimo pontefice volle regolamentati la musica e il canto, i segni di onore e di rispetto tra il vescovo e le autorità civili, i doveri dei vescovi, dignità ed uffici del capitolo (canonici), ornamenti e insegne pontificali e degli arredi sacri nonché le funzioni pontificali e di alcune solennità.

Infine, va ricordato che la dottrina ha ufficializzato anche il cerimoniale marittimo che disciplina lo scambio di onori tra le navi nonché le visite a bordo e a terra dei comandanti, in patria e all'estero ed il cerimoniale militare che a sua volta regolamenta la resa degli onori, le riviste e le parate. Il cerimoniale sportivo cui si fa riferimento per le cerimonie di apertura e chiusura delle più importanti manifestazioni sportive.

Titoli accademici, nobiliari, cavallereschi

Nella vita di relazione privata, pubblica ed in ambito internazionale è necessario rivolgersi propriamente ai propri interlocutori: chi è titolare di un'alta carica va chiamato con il titolo conseguente. Così, si dirà "Presidente" al Presidente della Repubblica, ai presidenti delle Camere, al Presidente del Consiglio, ai presidenti delle Commissioni parlamentari, ai presidenti di Tribunale, ecc. e si dirà Ministro, Sottosegretario, Questore, Procuratore, Sindaco, Generale, Ammiraglio, Comandante, ecc. A fattor comune, è atto di cortesia e rispetta la tradizione premettere l'appellativo "Signore" alla denominazione delle cariche anzidette, tranne quando siano previsti altri appellativi. Così si potrà dire "Signor Presidente", "Signor Ministro", "Onorevole Ministro", "Magnifico Rettore", "Chiarissimo Professore", e così di seguito.

Vi sono poi situazioni nelle quali il modo di rivolgersi ad una personalità esige tassativamente l'uso di particolari appellativi. Così si ricorrerà al trattamento di Eccellenza nel rivolgersi ad Ambasciatore titolare di Ambasciata, ovvero Eccellenza reverendissima nel rivolgersi ad un Vescovo, Abate ordinario o Arcivescovo, ovvero Altezza Eminentissima al Principe Sovrano e Gran Maestro del SMOM, ovvero Eminenza reverendissima nel rivolgersi ad un Cardinale, ovvero Beatitudine ad un Patriarca e l'appellativo di Santità, o Beatissimo Padre o Santo Padre al Papa. Le onorificenze cavalleresche non mutano l'ordine di precedenza spettante in ragione della carica. Esse determinano il rango degli insigniti solo nell'ambito degli Ordini di appartenenza.

Nel rivolgersi per iscritto a personalità che sia insignita di onorificenze cavalleresche, si potrà menzionare il grado nell'indirizzo ed eventualmente in apertura della lettera come appellativo, se non debba invece essere indicata la carica od il titolo accademico perché magari più importanti e più significativi.

I titoli nobiliari non danno diritto in Italia a particolari precedenze. Nelle pubbliche relazioni se ne può tenere conto se si tratta di titolati stranieri che nei loro paesi godono di speciali distinzioni giuridicamente riconosciute come in Gran Bretagna, in Spagna, ecc.

Un particolare privilegio annette alla titolarità di alcuni titoli nobiliari (principi, duchi e "marchesi di baldacchino") il trattamento di "don" e di "donna" da premettere al nome del nobile e della consorte. Il medesimo trattamento spetta ai componenti delle famiglie che ne abbiano ottenuta particolare concessione, alle famiglie sarde che godano insieme del cavalierato e della nobiltà ed a particolari categorie di famiglie milanesi e lombarde.

Inviti alle cerimonie

Ricevere un invito per una cerimonia, per una colazione (pasto che inizia dalle 12,30 alle 14,00) o per un pranzo (inizio 19,30 - 21,00) esige formalmente una risposta da dare al più presto. La risposta è data con le stesse forme con cui si è ricevuto l'invito ovvero per iscritto, oppure a voce.

Ai pranzi di etichetta non devono prendere parte giovani al di sotto dei 18 anni di età, anche se familiari dei padroni di casa.

Quando presenzia il Capo dello Stato, il Cerimoniale è assunto in proprio da funzionari della Presidenza della Repubblica e della Presidenza del Consiglio preposti allo specifico settore. Se oltre al Capo dello Stato intervengono Autorità estere interviene il Cerimoniale del Ministero degli Affari Esteri.

Spesso sugli inviti è riportata la sigla R.S.V.P. (Répondez, s'il vous plaît). Si chiede in sostanza una risposta affermativa o meno. Occorre senz'altro fornirla subito. Nei casi in cui non si può aderire all'invito, oltre a ringraziare, si indicheranno genericamente i motivi.

Il Santantonio era solito ripetere che comunque un invito non riscontrato 48 ore prima dell'evento era da considerare non accettato, tuttavia consigliava agli addetti al cerimoniale di usare questa regola con molta attenzione, soprattutto se gli interessati erano personalità di spicco o comunque di particolare rilievo. Insomma, nei casi complessi una buona regola è quella di contattare la segreteria del personaggio per sondarne gli intendimenti.

Corrispondenza ufficiosa

La corrispondenza ufficiosa e privata contribuisce a completare e tenere vive e talvolta a rafforzare le relazioni sociali. Oggi, ovviamente, posta elettronica e sms sono strumenti più pratici e veloci e chi ne fa abitualmente uso può ritenere le forme di comunicazioni scritte tradizionali un mero retaggio del passato. Infatti, è opinione comune che la telematica sia un irrinunciabile strumento di comunicazione perché annulla le distanze, riduce i tempi e ci permette di raggiungere ovunque i nostri interlocutori; è veloce, pratica ed in sintonia con il nostro tempo. Eppure, anche in questa epoca caratterizzata da freneticità della vita e dal mito dell'efficenza, per partecipare alla gioia o al dolore di una persona cara, di un amico, di una personalità, per chiedere un favore o per ringraziare, per annunciare un avvenimento importante, un telegramma, un biglietto o una lettera scritti di pugno sono molto più significativi e graditi di una e-mail o - peggio - di un sms "circolare", inviato magari a decine di persone contemporaneamente.

Ancora, anche nel relazionarsi con una pubblica amministrazione o con un ente, studi professionali, aziende, può diventare necessario ricorrere al mezzo scritto, almeno sino a quando tutti non saranno in grado di inoltrare e-mail con firma certificata.

Comunque, alla base delle relazioni svolte attraverso la corrispondenza vi è un principio di cui è bene tenere normalmente conto: "scrivere è cortesia, rispondere è un dovere".

Scrivere per chi non è pratico può essere un problema, cui si potrà ovviare consultando testi specializzati o prontuari con formulari di facile reperibilità nelle librerie.

Per quanto attiene le lettere è bene tenere conto che la carta da usare deve essere semplice, senza leziosità, inutili ornamenti o orlature speciali. Un colore di buon gusto è il bianco o l'avorio, sul quale risalta meglio lo scritto. Il formato deve essere regolare.

Le lettere private si scrivono a mano per dare carattere più personale alla missiva e in buona grafia. Quando si decide di vergare di pugno una lettera, si tenga conto che l'utilizzo di una stilografica è una distinzione normalmente apprezzata. Quelle ufficiose sono compilate con i personal computer, ma l'appellativo da usarsi nell'esordio e le espressioni finali di saluto vanno aggiunte a mano. Nel corpo della lettera i pronomi personali - Tu, Suo, Lei, Le, Ella - vengono scritti da alcuni con l'iniziale maiuscola, (ovvero: "Le scrivo questa lettera" , "ho deciso di scriverLe questa lettera"). Anche se questa prassi è ormai da considerare desueta.

Gli indirizzi sulle buste vanno sempre scritti in basso, a destra. È bene avere cura di riportare anche l'esatto indirizzo del mittente con il codice di avviamento postale preciso.

I biglietti da visita servono per lasciare il segno di una visita a persona che è risultata assente, per essere annunciati a persona di particolare riguardo ma anche per inviare auguri, congratulazioni, condoglianze, ringraziamenti, per accompagnare un omaggio, un mazzo di fiori, per informare di un cambio di residenza o di ufficio, per prendere congedo, ecc.

Come per la carta da lettera, i biglietti da visita devono essere semplici, su cartoncino bianco, di buona fattura, senza inutili ornamenti, senza ridondare in titoli accademici, nobiliari e cavallereschi. Gli stemmi araldici e similari saranno usati senza troppi orpelli e comunque solo se ne si possiede uno legittimamente e tradizionalmente. Al massimo, presso tipografi specializzati si possono far apporre con linee d'inchiostro leggero o in rilievo le corone nobiliari o le croci cavalleresche in miniatura.

Normalmente occorre disporre di più biglietti da visita: per i rapporti di lavoro; per i rapporti privati, con il nome di entrambi i coniugi; per la consorte, di solito di formato più piccolo, con i due cognomi, da nubile e coniugata.

Il Cerimoniale in Italia

Una fonte notevole in tema di ordine delle precedenze era costituita dal R.D. 16 dicembre 1927 n. 2210. Esso ripartiva le cariche pubbliche in 18 Categorie: nella I era previsto il solo Primo Ministro Segretario di Stato sino alla XVIII che comprendeva gli Addetti consolari, gli Uditori giudiziari, i Sottotenenti delle Forze Armate, ecc. sino ai Medici Assistenti dei Manicomi Giudiziari. Era un sistema di classificazione che prendeva come modello di riferimento la gerarchia militare sabauda, che iniziava con il Sottotenente e finiva con il Sovrano, Capo supremo delle Forze Armate. Nel 1929, il R.D. del 28 novembre, n. 2029 disciplinava le Norme relative al Sovrano Ordine di Malta ed in particolare modo precisava che:

L'avvento della Repubblica mise in luce la necessità di adeguare le norme sulle precedenze. La complessità della problematica consigliò di mantenere comunque per quanto compatibili le previsioni del R.D. 2210/1927 integrate dalla Circolare n. 92019/12840-16 del 26 dicembre 1950 della Presidenza del Consiglio dei Ministri-Gabinetto, emanata d'intesa con gli Uffici di presidenza della Camera e del Senato.

La Circolare del 1950 ripartisce le Alte cariche secondo la loro importanza in quattro categorie: la I categoria non aveva suddivisione e le personalità che vi facevano parte vi erano indicate in ordine di precedenza (Presidenti delle due Camere in ordine di età, Presidente del Consiglio dei ministri, Presidente della Corte Costituzionale); le categorie II, III e IV erano, invece, articolate in classi. Per rango delle personalità si intendeva l'appartenenza alla categoria ed alla classe mentre per posizione di precedenza s'intendeva la collocazione nella categoria e nella classe.

La successione nelle posizioni costituisce l'ordine delle precedenze. L'ordine delle precedenze era attribuito secondo la funzione delle persone indicate dalla circ. del '50. Il limite più grande delle previsioni della Circolare era che comprendeva nelle sue previsioni solo le più alte cariche dello Stato, lasciando in situazione di incertezza personalità pubbliche anche di livello. Si pensi che nella Categoria IV, 2° classe tra le ultime funzioni elencate erano il Capo della Polizia, i Comandanti Generali di Carabinieri e Guardia di Finanza, il Governatore della Banca d'Italia...Rettori delle Università, Ordinario Militare. Oltre tali carenze, man mano che in Italia sono state istituite, nuove istituzioni, nuove cariche e nuove funzioni si è avvertita sempre più l'esigenza di regolamentare il settore dell'Ordine delle precedenze adottando finalmente, con Decreto del P.C.M. del 14 aprile 2006, le "Disposizioni generali in materia di cerimoniale e di precedenza tra le cariche pubbliche". Dopo una sperimentazione di due anni si è pervenuti, infine, al Decreto P.C.M. del 16 aprile 2008 contenente "Aggiornamento delle disposizioni generali in materia di cerimoniale e di precedenza tra cariche pubbliche".

Ordine delle Precedenze

Come già argomentato, in materia di cerimoniale l'Ordine delle precedenze tra le cariche pubbliche è regolato con Decreto del PCM. La normativa del 2006 è stata aggiornata con successivo Decreto del 16 aprile 2008 che, nel confermare di massima le precedenze protocollari del 2006, ha comunque apportato lievi variazioni nel posizionamento di alcune cariche.

Oggi, pertanto, l'Ordine delle precedenze colloca al vertice delle cariche pubbliche il Presidente della Repubblica Quando in una cerimonia nazionale non è presente il Capo dello Stato ma è presente un Cardinale, quest'ultimo occupa il primo posto della prima categoria, "senza peraltro assumere la presidenza della cerimonia". Se alla cerimonia è presente sia il Presidente della Repubblica che un Cardinale, sono collocati entrambi al vertice dell'ordine di precedenza, pur assumendo la presidenza della cerimonia il Presidente della Repubblica e in sette categorie tutte le altre cariche pubbliche.

Nella 1° categoria sono elencati i presidenti delle due Camere, quello del Consiglio dei ministri e quello della Corte Costituzionale.

Nella 2° categoria vi sono i vice presidenti delle Camere, i Ministri, i presidenti delle Regioni in sede, i Sottosegretari di Stato, ecc.

Nella 3°, i vertici delle magistrature, il Capo di Stato Maggiore della Difesa, i parlamentari.

Nella 4°, i prefetti in sede, i sindaci in sede, i vescovi, il Capo della Polizia, i Comandanti Generali di Carabinieri e Finanza, i Capi di Stato Maggiore delle FF.AA., ecc.

Nella 5° categoria, gli assessori regionali in sede, i capi dipartimenti dei ministeri, i direttori di AISI e AISE, i comandanti militari interregionali, l'Ordinario Militare, ecc.

Nella 6°, i capi degli uffici giudiziari, i questori in sede, i comandanti militari regionali, ecc.

Nella 7°, gli assessori comunali e provinciali in sede, i comandanti militari provinciali, ecc.

Il R.D. n. 2015 del 1925 stabilisce l'ordine delle precedenze tra i ministri ed i rispettivi dicasteri. Ovviamente le variazioni nei dicasteri, che intervengono per ogni Gabinetto, sono disciplinate per analogia.

L'ordine delle precedenze tra le varie Forze Armate e di Polizia si riferisce esclusivamente alle singole autorità, in quanto rivestite di specifica funzione. Per quanto attiene invece l'ordine di precedenza dei reparti schierati si fa riferimento al Regolamento sul servizio territoriale e di presidio che statuisce la primazia delle Forze Armate sulle Forze di Polizia.

La rappresentanza

La rappresentanza è una delega che nel campo protocollare una personalità rilascia ad un suo pari rango o ad un inferiore, perché partecipi, in sua vece, ad una manifestazione ufficiale.

Secondo il Santantonio la rappresentanza è caratterizzata da tre aspetti: il rango del rappresentante, il posto del rappresentante ed i limiti della rappresentanza.

La ricordata Circolare del '50 chiarisce che la rappresentanza non può essere conferita se non a persone che abbiano rango in categoria pari o immediatamente inferiore. Di massima, pertanto, il Prefetto può farsi rappresentare dal Vice Prefetto vicario, il Generale di Corpo d'Armata dal Generale di Divisione, il Sindaco dall'Assessore, e così di seguito.

Di massima, coloro che intervengono nelle pubbliche cerimonie, in rappresentanza di cariche superiori a quella che personalmente ricoprono, debbono occupare il posto spettante, nell'ordine delle precedenze, alla carica che rappresentano.

Tuttavia, il principio basilare della rappresentanza prevede che il rappresentante prende comunque posto subito dopo le personalità dello stesso rango dell'Autorità rappresentata. Ad esempio, un Generale di Divisione in rappresentanza di un Generale di Corpo d'Armata prenderà posto dopo tutti i Generali di Corpo d'Armata che intervengono di persona e quindi prima, ovviamente, dei Generali di Brigata.

In tema di limiti della rappresentanza, il Santantonio precisa che "non è ammessa la rappresentanza nei pranzi e nei ricevimenti". Infatti, nelle riunioni conviviali l'invito è rivolto alla persona e non alla carica. La rappresentanza termina con la cerimonia.

In Italia il numero oggi significativo dei Presidenti emeriti della Repubblica ha richiesto una specifica disciplina che prevede l'assegnazione del primo posto al Presidente emerito solo se nella cerimonia non interviene di persona il Capo dello Stato.

Scambio di visite tra Autorità

Un momento importante della vita di rappresentanza è lo scambio di visite tra le Autorità. Al riguardo esistono consuetudini ormai consolidate che, in Italia, traggono origine da un documento ufficiale, la Circolare del 21 gennaio 1926 n. 761/46, a firma di Benito Mussolini che ritenne di estendere a livello nazionale quanto praticato sino ad allora nel solo ambiente militare.

In buona sostanza, secondo il Santantonio, lo scambio di visite consiste nelle visite di dovere e nelle visite di cortesia.

Le visite di dovere sono quelle dovute, in ambiente militare, ai superiori della propria linea gerarchica. Esse sono rese nell'ufficio del superiore e vengono compiute entro tre giorni dall'assunzione dell'incarico. Le visite di commiato vengono rese non oltre la data di trasferimento o di cessazione dall'incarico.

Le visite di dovere non vengono restituite.

Le visite di cortesia rappresentano una componente importante nella vita di relazione tra coloro che detengono cariche pubbliche e rendono di fatto più agevole l'inserimento dei nuovi titolari di uffici o funzioni nella realtà in cui si trovano ad operare. La prassi protocollare, al riguardo, prevede che "Le Autorità politiche, civili e militari (ma ciò vale anche per le autorità religiose) che prendono possesso di una carica:

Entrambe le visite vengono richieste appena assunta la carica ed effettuate quando fissate da chi deve riceverle (entro tre giorni salvo giustificati impedimenti).

Quando, invece, tali Autorità lasciano la carica:

Sempre in tema di visite di cortesia si deve precisare che non è mai ammessa la rappresentanza nel rendere visita mentre è consentita la rappresentanza nella restituzione della visita. Il Santantonio, al riguardo, era solito raccomandare di ricorrere alla rappresentanza nella restituzione delle visite solo in casi eccezionali e con molta oculatezza.