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Conversazione

Galateo del vino “Il silenzio è una delle grandi arti della conversazione”, scrisse William Hazlitt. Sembra una battuta, ma non lo è: infatti il conversatore più amabile è quello che sa far parlare gli altri, non monopolizzando, ma stimolando la conversazione. Trovandosi in compagnia di estranei, si preferiranno argomenti “mezzani”, per usare un termine caro a Monsignor Della Casa, cioè non troppo frivoli, ma neanche troppo impegnativi. Si eviteranno le banalità come le osservazioni sul tempo, lasciandole agli Inglesi (Mark Twain disse che se non ci fossero le perturbazioni atmosferiche metà della popolazione inglese non aprirebbe mai bocca!) come i discorsi di politica o religiosi, a meno che, conoscendo bene i presenti, non si possa essere ragionevolmente sicuri che non degenerino in baruffa. Ovviamente da evitare anche gli argomenti e le domande troppo personali, racconti raccapriccianti o troppo audaci, eccetera. Parlando non bisogna alzare troppo la voce, ma neanche tenerla troppo bassa, soprattutto in presenza di persone anziane, ed è bene evitare di gesticolare. La conversazione può proseguire anche a tavola, anzi qui sarà ancora più preziosa per rendere più piacevole il pranzo; in questo caso si eviteranno ancora di più argomenti spiacevoli o ripugnanti. E’ appena il caso di ricordare che non si parla con la bocca piena: tutti lo sanno, ma molti lo fanno ugualmente! Molto spesso usiamo frasi inappropriate nelle nostre conversazioni o assumiamo atteggiamenti troppo amichevoli o familiari con persone dove sarebbe d'uopo un linguaggio prettamente formale, quindi per poter osservare le regole di una buona conversazione, dobbiamo ricordare alcuni semplici, importanti princìpi: Evitare di parlare troppo di se prestando poco ascolto agli altri Evitare il pettegolezzo, in quanto forma volgare e ipocrita disapprovata dal galateo Non cadere nel ridicolo con ripetute battute a sproposito in ambito formale Evitare le questioni troppo personali, le domande curiose e indiscrete nelle conversazioni da salotto Evitare l'uso esasperato di parole straniere per fare sfoggio della propria cultura in una conversazione semplice Parlare con tono pacato: non troppo basso e non troppo altro;in entrambi i casi si metterebbero in difficoltà i nostri ascoltatori. Osservare queste regole è la chiave di un'ottima conversazione e permette lo scambio di opinioni senza risultare sgarbati o inappropriati in presenza di persone con le quali non si intrattengono rapporti di estrema amicizia o di ambito familiare. Si intende che non siamo a corte e quindi in ambito familiare come in ambito molto amichevole e quindi estremamente confidenziale l'atteggiamento cambia e di conseguenza anche molti vocaboli..A volte però può capitare a tutti di commettere errori di lingua in una conversazione formale, qualcuno è di carattere passabile, altri invece totalmente intollerabili e quindi per evitare di cadere in sbagli dovuti a varie sfumature della personalità e della ialettica, impariamo a correggerle in modo definitivo ed efficace. Ecco riportati vari errori gramaticali o dovuti al dialetto: SOLECISMI: Sono usi impropri di vocali che vengono messe al posto sbagliato...Esempio; vadi (vada), venghino (vengano), stassi (stessi), non ci dico niente (non gli dico niente) ecc... PROVINCIALISMI: Sono parole usate solo in una data provincia, non sono veri e propri errori ma vanno evitati allo scopo di parlare un corretto italiano...Esempio; tengo una casa (ho una casa), prestinaio (fornaio), dica ben su (favorisca o semplicemente dica) ecc... IDIOTISMI: Sono modi vivaci e pittoreschi del linguaggio popolare, ammessi in ambito familiare o amichevole ma da abolire in conversazioni con persone di riguardo...Esempio; la mi dica (mi dica), noi si fa (facciamo), ho di molto da fare (ho molto da fare) ecc... ARCAISMI: Sono parole molto antiquate che ormai non si usano più o hanno modificato il loro significato rispetto a quello di origine...Esempio; roba (vestito), fiate (volte), fato (destino) ecc... Parliamo ora di conversazione. Come conversa un'impeccabile ragazzo/a immagine, o comunque una figura ben educata? Sicuramente conversa usando un impeccabile italiano, evitando gli accenti regionali, le locuzioni dialettali. In questo aiutano molto la lettura di libri, i quali vi permettono di arricchire il vocabolario e di darvi linguaggio spigliato e colto. Purtroppo sempre più spazio viene tolto ai testi e alla conversazione dal volgarissimo retto catodico, ormai inevoluto ulteriormente in digianale terrestre (no, questo non è un errore di battitura), con prodotti sempre più simili allo sterco di cavallo. Leggete libri, gettate la TV. Nel vostro parlare con gli altri evitate di gesticolare animatamente, non interrompete una persona, e d'altro canto evitate di monopolizzare la conversazione parlando solo voi. I nomignoli dati ai propri partners, si usano solo nell'intimità, evitando in pubblico di chiamarla/o "pallina", "micetta", "cucciolo", "amoruccio" (modello Lamù). Le domande indiscrete sono possibilmente da evitarsi, ma se non potete farne a meno, fate precedere la domanda da una manifestazione di scuse, es.: "Le chiedo scusa per la domanda che sto per porle, rendendomi conto che potrei urtare la sua sensibilità, ma ho bisogno di sapere....". E alla domanda ormai formale che si fa appena ci si incontra, e cioè: "come sta?" "come và?", si risponde accennando un sorriso e basta, senza dire nulla, oppure esclamando "bene, grazie.", anche qualora non stiate affatto bene. Infatti, tranne nel caso in cui di fronte non abbiate un amico intimo, dovete evitare di elencare la lista dei vostri mali. Se rispondeste "purtroppo sto poco bene", porreste il vostro interlocutore in una situazione imbarazzante, obbligandolo ad andare a fondo in un discorso cui assolutamente non intendeva entrare, essendo una domanda puramente formale. Eccezione fatta, quando l'interlocutore è un vostro intimo. Date sempre del Lei a chi non è un vostro grande amico e a chi possiede più di quindici anni in generale (soprattutto nelle regioni meridionali dove è costume maturare prima per esigenze di tradizione ed economiche). Se nel parlare vi scappa una "gaffe", evitate di porvi rimedio chiedendo scusa o cercando di attaccare una toppa rimescolando il discorso: peggiorereste soltanto la situazione. Ormai il danno lo avete fatto, quindi limitatevi a glissare come se nulla fosse successo e proseguite la conversazione con assoluta indifferenza. Il pettegolezzo è molto diffuso nei rapporti interpersonali, ma il Galateo del cavaliere e della principessa moderni impone che non si debba mai dire nulla di una persona assente in quel momento, che non si sia disposti a dire anche in sua presenza. Anche perché ricordino i pettegoli/e professionisti che non manca mai il doppiogiochista che corre ad avvisare l'interessato della vostra maldicenza. E gli stessi vostri compagni di pettegolezzo non mancheranno di mettersi all'opera contro di voi, non appena sarete voi ad esser fuori portata d'udito. E ancora.... nulla è più insopportabile di un soggetto che chiacchiera continuamente su qualsiasi argomento posto. E' necessario saper riserbare agli altri, e a se stessi, qualche pausa di silenzio, di riflessione, di raccoglimento; è un vero tormento vivere con qualcuno incapace di tacere, che monopolizza la conversazione, che non sa ascoltare e meditare con umiltà. E ancora... non sia mai che sbadigliate mentre una persona vi sta parlando. Niente è più maleducato. Il perché è ovvio da intuirsi: chi vi è di fronte pensa che il suo argomentare sia noioso, anche se magari voi, semplicemente, avete passato la notte in bianco. E a nulla vi servirà motivare lo sbadiglio, verrà comunque preso come una scusa e l'interlocutore sarà demotivato a proseguire e comunque scocciato. LATINISMI: Sono parole latine o latineggianti che non costituiscono un errore, ma usate eccessivamente possono suscitare ilarità negli ascoltatori o sembrare una inutile "posa" da intellettuale...Esempio; reo (colpevole), scelere (delitto), magione (casa) ecc... NEOLOGISMI: Sono parole ed espressioni nuove. Sono dovuti ai progressi scientifici (gasare, psicanalizzare, elettrocoaugalione, decaffeinizzazione ecc), o derivanti da nomi propri, es.: Kafkiano (dallo scrittore Kafka), Freudiano (dallo psicanalista Freud), Picassiano (dal pittore Picasso) ecc...Tutti questi vocaboli, presenti anche in ambito giornalistico, non sono errori, ma i puristi non li ammettono volentieri. Ad ogni modo per poter parlare di buona educazione e di Galateo bisognerebbe scrivere un libro, perchè una guida non basterebbe, ma darò ancora qualche ultimo piccolo consiglio ai lettori affinchè possano avere se non una panoramica completa, qualche piccola curiosità soddisfatta direttamente dal mondo della buona educazione.