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Colloquio

Galateo del vino Una volta ottenuto il sospirato appuntamento (rispondendo alle inserzioni o contattando direttamente l’Azienda) bisognerà presentarsi puntuali: non in ritardo, ma neppure troppo in anticipo, altrimenti si darà l’impressione di essere troppo ansiosi. L’aspetto sarà curato, ma non “ingessato”: vanno cioè evitati gli abiti trasandati, ma anche quelli troppo eleganti: un aspirante magazziniere in giacca e cravatta sarebbe inadeguato, come d’altra parte un candidato bancario che si presentasse in jeans stracciati; ad ogni modo un aspetto ordinato, una rasatura fresca, i vestiti puliti e stirati, un buon odore (molto delicato) e soprattutto la scarpe lucide, saranno un buon biglietto da visita per un ragazzo. Per una donna la situazione è più delicata: niente vestiti troppo sgargianti, minigonne, tacchi altissimi scollature vertiginose, ma neppure un abito troppo mortificante: l’ideale è un trucco leggero, un vestito che valorizzi, senza apparire sfacciato o provocante: una giacca e pantaloni di taglio sportivo o una gonna completata da un gemello (cardigan abbinato a golfino). Certo dipenderà anche dall’ambiente di lavoro: l’abbigliamento di un’aspirante commessa sarà diverso a seconda che debba lavorare in un’orologeria del centro oppure in un negozio di attrezzature sportive. L’atteggiamento dovrà essere, per quanto possibile, sereno e rilassato, evitando battute che vorrebbero essere spiritose, ma anche l’aria tesa come per un giudizio capitale. Parlando delle esperienze precedenti, bisognerà sempre far comprendere che sono servite ad aumentare la preparazione. Non si dovrà mai criticare o parlare male delle aziende presso le quali si è precedentemente lavorato. Se l’intervistatore chiede perché si è lasciato il lavoro precedente, sarà bene trovare delle ragioni obiettive, possibilmente indipendenti dalla volontà propria e da quella dell’azienda, come: mi sono trasferito, c’era una riduzione del personale e io ero l’ultimo arrivato. Oppure: non avevo possibilità di progressione di carriera (in genere le aziende amano le persone che vogliono arrivare). Solitamente il candidato viene fatto attendere in una saletta: quando entra l’esaminatore si alzerà in piedi (sarebbe meglio che lo facesse, anche se è una donna, per quanto non vi sia tenuta) e saluterà presentandosi: ” Buongiorno signor Bianchi, sono Giuseppe Rossi”. Non porgerà la mano per primo, ma aspetterà che sia l’altro a fare il gesto. La stretta di mano sarà decisa, ma non troppo vigorosa e non prolungata. Se il candidato non ha già fatto pervenire all’azienda il curriculum, lo presenterà ora. Quando l’esaminatore ha finito di porre le domande, è lecito, anzi desiderabile, che anche l’intervistato ponga a sua volta delle domande. Queste però non dovranno però essere del tipo: “qual è il periodo di ferie che mi spetta?”, che darebbero l’impressione che si sia interessati più alle ferie che al lavoro. Domande invece sulla possibilità di formazione professionale, di progressione di carriera ed anche sullo stipendio saranno bene accettate. Anche quesiti sull’azienda dimostrano un reale interessamento. Si potrà parlare brevemente anche dei propri hobbies, soprattutto se denotano apertura mentale, anzi nei C.V. inglesi ed anglosassoni in genere, queste informazioni si inseriscono sempre: oltre alle referenze lavorative, sono richieste informazioni personali, che descrivano il carattere della persona, il suo comportamento verso la famiglia, gli amici, la società. Qualora l’esaminatore chieda qual è l’aspettativa economica, si potrà far riferimento a quella precedente (se vi è stata); altrimenti una risposta che fa sempre una buona impressione è: “non mi importa tanto il punto di partenza, quanto piuttosto le prospettive possibili”. Alla fine del colloquio, nuova stretta di mano (sempre con le avvertenze precedentemente indicate) accompagnata magari da una frase gentile come “La ringrazio del tempo che mi ha dedicato”, senza mai chiedere come è andata o che possibilità di assunzione ci siano.